Secondo l’Agenzia delle Entrate (risposta a interpello 68/2019) non è da ritenere assoggettabile alla disciplina delle società non operative (prevista dalla L. 724/94) la società che riconosce canoni di locazione che, pur inferiori ai minimi previsti per il superamento del test di operatività, risultano congrui rispetto alle quotazioni OMI (Osservatorio immobiliare). Nello specifico, una società risultante da un'operazione di scissione ha concesso gli immobili assegnati in locazione commerciale alle società scisse, stabilendo canoni di affitto inferiori alle percentuali richieste dalla disciplina sulle società non operative ma allineati ai valori OMI. Ritenendo sussistenti le condizioni oggettive che, ai sensi della stessa disciplina delle società non operative, impediscono il conseguimento dei ricavi minimi, la società ha presentato istanza di interpello, richiedendo la disapplicazione della disciplina. Accogliendo la tesi del contribuente, l'Agenzia delle Entrate ha richiamato il proprio orientamento in tema di società immobiliari, citando in particolare la circolare n. 5E/2007 che ha individuato tra gli esimenti la dimostrata impossibilità di praticare canoni di locazione sufficienti per il superamento del test (fattispecie riscontrabile nel caso in cui i canoni dichiarati risultano pari a quelli di mercato ai sensi dell’art. 9 del TUIR), ammettendo di conseguenza l’estensione del principio anche alle società non tipicamente immobiliari.
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